Voẑe đe popolo
Locuzioni sentenziose
Le locuzioni sentenziose, proverbi, blasoni e modi di dire, sono ordinate secondo criteri differenti.
I proverbi, che il parlante tende a citare nella loro più comune formulazione incastonandoli come gemme a sé stanti nel contesto discorsivo, vengono elencati con riferimento alla lettera iniziale della loro prima parola.
I modi di dire invece (il cui incipit viene modificato di volta in volta in relazione al genere e al numero del soggetto cui si riferiscono e a seconda delle forme verbali utilizzate) vengono ordinati alfabeticamente con riferimento alle rispettive parole-chiave. Nei casi dubbi funge da parola-chiave il sostantivo o il vocabolo dal significato più concreto.
Nella trascrizione dei modi di dire si è scelto inoltre di attribuire ai vari verbi le desinenze dei modi finiti, e non, come si fa in altre raccolte, quella dell'infinito presente: si è preferito cioè registrare la singola locuzione in una delle sue ricorrenti configurazioni, nella convinzione di riuscire così a restituirle una intonazione più vicina a quelle del linguaggio parlato.
Mođi đe đir
1. Te me fa / al me fa ndar in afano in svenimento: sei stressante; 1a
2. L à sbassà / te à sbassà le ale come un galletto battuto, umiliato; 1a, 2a
3. Al despója / despojar un altar par fornir chealtro per mettere guarnizioni di qua, le leva di là, come il sacrestano a corto di addobbi (ma la situazione complessiva non cambia); 1a
4. L'è passađa Ana co la piana il seno è piatto, come fosse stato piallato; 1a
5. Al te fa butar fòra l’anema ti spreme, ti fa lavorare a ritmo forsennato; 1a
6. La é / te me par n'ànema đanađa agitata, senza requie, come quelle dell’inferno; 1a, 1d
7. Son / te sé / al é n'ànema in pena sofferente, sulle spine, come le anime del purgatorio; 1a, 1d
8. No se veđe/veđea / no se sente n'anema viva deserto e solitudine; 1a
9. Te sé un angelo / l é pròpio n'angelet bello, buono, innocente; 1a, 1d
10. Longo come l ano đe la fan in cui, soprattutto d’inverno, esaurite le riserve di cibo, l’epoca delle nuove raccolte sembrava non arrivare più; interminabile; insopportabile; 1a, 6c
11. La ghe portarìe l'aqua co le rece con le orecchie: si prodiga fino all'inverosimile, all'eccesso, per affetto o devozione (oppure è succube, prona, troppo servizievole); 1a, 4b
12. Assa che l'aqua la vae đrio l so ghèbo lascia che segua il suo corso naturale; interferire potrebbe essere inutile o dannoso; rassegnazione/fatalismo; 1c, 4b
13. L à fat l àrbol sec albero secco: star a testa in giù e gambe in aria; 1a, 3a
14. L é ndat via sènẑa đir né ari né stari senza alcun cenno di saluto o di congedo, quando perfino ai cavalli si usa parlare, dicendo almeno va’, ari, oppure sta’, stari…; 1b, 2b
15. Aria! aria! alla larga, via dai piedi!; 1a, 4d
16. Al va par aria co gnent va fuori dai gangheri per un nonnulla; 1a, 4d
17. Al vive đe aria mangia proprio poco; si accontenta di niente; 1a, 4d
18. L à tajà l'aria ha rotto il clima di tensione (con una battuta); 1a, 4d
19. L é ndat par aria in pallone, in fallimento; 1a, 4d
20. L é tut par aria in grande agitazione; fuori di sé; iperattivo; 1a, 4d
21. No tira mia bona aria, qua c'è tensione, rischio di bufera, conflitto; 1a, 4d
22. Te fae xolar par aria come un fuscello (se continui a rompere…); 1a, 4d
23. Al se đà tante arie è pieno di sé, sussiegoso, altezzoso; 1a, 4d
24. L é ndat a ciapar le arie a curarsi all’aria di mare / montagna; 1a, 4d
25. L é pien de arie è vanaglorioso, presuntuoso; pallone gonfiato; 1a, 4d
26. No l à né arte né parte né abilità lavorativa né capacità d' impegno; 1a
27. Te à đita n’asenađa hai detto una vera stupidaggine; 1a, 2b
28. Te sé un Atila frajèi n dèi ‘flagellum Dei’, calamità; tormento; 1a, 1d
29. Te sé na baba pettegolo/a, impiccione/a, chiacchierone/a; 1a
30. Te sé un babau sei conciato/a come uno spauracchio; 1a, 1e
31. La é na babilonia confusione indescrivibile e insopportabile come nella biblica Babele; 1b
32. L é un vècio bacuco decrepito, scimunito; 1a
33. Al va in ẑerca đe la bala đ’oro aspetta il colpo di fortuna (anziché rimboccarsi pazientemente e umilmente le maniche); illuso; 1a, 1c
34. L à trovà la bala đ’oro è fortunato, come colui che pescava la palla d’oro [nell’urna usata per le elezioni al Gran Consiglio della Serenissima]; 1c
35. L é in balanẑa oscilla, è senza un punto fermo; è indeciso; 1a
36. L à le bale girađe è intrattabile, di umor nero; 1a
37. L é ndat via come un balin è volato via veloce come un pallino; 1a
38. L é ndat a balon è finito per aria come un pallone, in rovina; 1a
39. Te sé un bànbol immaturo (e sprovveduto), come un tralcio fresco; 1a, 3b
40. Fresc come un bànbol come un giovane tralcio, un virgulto; 1a, 3b
41. Te sé un barabòs brutto da far spavento come l’orco Barabòs; 1a, 1e
42. L é un baraca un tipo inaffidabile, dedito a vita disordinata, spiantato; 1a
43. L à fat na gran baracađa una sregolatezza, una gran baldoria; 1a
44. Te sé un barbajan un grullo, un barbagianni che finisce facilmente nella rete; 1a, 2b
45. L à fat na barca đe schèi un guadagno enorme; 1a, 1c
46. Al te manda đa baril a butaẑa ti fa girare a vuoto, senza motivo e costrutto, da barile a bottaccia [recipienti di forma diversa, ma di eguale capacità]; 1a
47. L é ndat inte l bartoèl lu sol si è messo in trappola da solo (se l’è voluta lui) come un incauto animale; 1a, 2a
48. L é un baraba della stessa pasta di Barabba, il brigante evangelico; 1a
49. L é un basa-banchi o baciapile; 1a, 1d
50. Al basa banchi par ciavar i santi fa il devoto:inganna uomini e santi 1a, 1d
51. Al ghen à na basta soffre, patisce come sotto un basto d’asino; 1a, 2b
52. No l capis né basto né brena si comporta come un cavallo riottoso e recalcitrante, che non risponde né al basto né alle redini; 1a, 2b
53. La é na bàtola chiacchierona; rintrona le orecchie come la battola; 1a
54. Te sé un baùco sei uno sciocco; 1a
55. Beco e bastonà bécco, cornuto e… bastonato; 1c, 2b
56. Al te le fa bèle beline fa le moine, per meglio convincerti o ingannarti; 1a
57. L é ndat in bestia imbufalito, fuori dai gangheri; è stato eliminato, nel gioco a carte (della bestia); 1a, 2a
58. Te sé na bestia / bestiata senza umanità; portento; bestiaccia; 1a, 2a
59. I vive come le bestie [altrove bestie per antonomasia sono i bovini]; 1a, 2a
60. La é na betònega onnipresente come l’infestante erba bettonica; 1a, 3b
61. L à inpienì l biavèr il granaio; ha fatto un raccolto abbondante; allusione alla prosperosità dei piani alti del corpo femminile; 1a, 5a
62. Te sé na bìbia esasperantemente lento (come la lettura della Bibbia); 1a
63. Te sé un bigat un pisellone, simile alla crisalide di baco da seta; 1a, 2b
64. Stòrt come l bigòl storto come il bicollo o arconcello; 1a
65. Te sé na binda sei esasperantemente lento, come un argano; 1a
66. Te sé na bìpera maligna velenosa e traditrice come la vipera; 1a, 2b
67. Al sbrinsa via come na bisata sfugge come anguilla; tipo evasivo; 1a, 2b
68. L é lis come na bisata liscio, viscido come un’anguilla; 1a, 2b
69. L é na bisata sfugge, si sottrae al confronto franco e aperto; 1a, 2b
70. Te sé un bis bor sei un rettile spregevole come un ramarro; 1a, 2b
71. L é un bis-mas un caos, un gran casino; 1a, 1b
72. Te sé na bissa sei cattiva e maligna come una biscia; 1a, 2a
73. Te sé na bissa bóvola sei aggressiva come una biscia turbine; 1a, 2b
74. Al tira come un pèr đe bò tira con la forza di una coppia di buoi; 1a, 2b
75. No l se pensa đa la boca a l naso ha memoria corta, smemorato; 1a
76. L é đe boca bona non è schifiltoso; mangia di tutto; (se può, a sbafo); 1a
77. Te sé un bòcia inesperto, immaturo, irresponsabile; 1a
78. Son qua che bóje! sto ribollendo (di rabbia, sdegno: mo’ scoppio); 1a, 4b
79. L é restà in boleta ha perso tutto e ora è nella m…; 1a
80. Furbo come la bolp la volpe; 1a, 2b
81. L é un poc de bon poco raccomandabile o senz'altro malvagio; 1b
82. Al ghe à đat / l à ciapà la bonaman la mancia o la bustarella; 1a, 1b
83. Me basta un piat de… bona ẑiera non ci tengo ai beni materiali (specie se offerti di malavoglia): preferisco piuttosto un po’ di buona cera, un trattamento ospitale, gentile; 1b
84. I é come la borđea come il convolvolo, erba parassita e infestante; 1a, 3b
85. Al stà a l sol come na borétola si crogiola al sole, come lucertola; 1a, 2b
86. L é na bòsema smidollato, insulso come la bozzima, pastone per polli; 1a
87. Gròs come na bot rotondo e largo come una botte; 1a
88. Al te parla sù bot e brènt parla confusamente, scambia botti per tini; 1a
89. Al vol la bot piena e la maẑèra inbriaga pretende che la botte resti sempre piena e la padrona di casa (moglie) navighi nell'ebbrezza; 1a, 1c
90. Al tien bòta para i colpi, resiste, non si scoraggia nella disgrazia; 1a
91. Te à la botega vèrta la patta dei calzoni sbottonata; 1a
92. No son mia botonà par đa đrio… capisco, me la cavo da solo (mi so abbottonare senza il tuo aiuto); 1a
93. Al ghe trà come un brac ci dà sotto, l'insegue come il bracco; 1a, 2b
94. No l stà pi inte le braghe è fuori di sé dalla contentezza; 1a
95. La porta le braghe è lei che comanda in casa, non il marito; 1a
96. Al se l'à fata inte le braghe ha avuto paura; 1a
97. L é restà in braghe đe tela rovinato, a terra economicamente; 1a
98. Al ghe đà đrento come l Bràiđo a far ẑòcole lavora accanitamente; 1a
99. Me à cascà i braẑ sono rimasto deluso, spoetizzato, sconfortato; 1a
100. L é na brenta è spropositatamente largo di fianchi: sembra un tino; 1a
101. La é na brìnẑia è grossa e rotonda come una cesta da fieno; 1a
102. Lo à pagà sora le bròche ' borchie' (fregi): a un prezzo esagerato; 1a
103. Al se lagna đe l brođo massa gras mentre c’è chi patisce la fame…; 1a
104. L é na bronẑa quèrta una brace nascosta sotto la cenere: simula
indifferenza, freddezza, imperturbabilità o innocenza e virtù; 1a, 4c
105. Son su le bronẑe mi sento in imbarazzo, sulle braci; 1a, 4c
106. L à ciapà la bròsa è intirizzito e bloccato nella crescita, come una pianta
colpita dalla brina; è intristito, depresso; 1a, 4b
107. L é senpre là che l buca non la smette di abbaiare, di sbraitare; 1a, 2b
108. Pien / sgionf come un but gonfio (di cibo) come gemma in boccio; 1a, 3a
109. Al te fa végner sù le bùtole è insolente: ti fa affiorare i lombrichi (ti fa
venire il prurito alle mani); 1a, 2b
110. Al me à tirà sù đe cađena mi ha caricato, son furioso; 1a
111. Nero come un calierin fondo del pentolino / avannotto di rana; 1a, 2b
112. L é nassest co la camisa avvolto nella placenta: destinato ad avere tutte
le fortune; 1c
113. Al rògna come un can non parla, ringhia sempre, rabbioso; 1a, 2b
114. Al va co la testa bassa come un can bastonà umiliato, vinto; 1a, 2b
115. Al vive lu sol come un can solitario [il ‘single’ era un’eccezione
(rifuggita e compatita) in epoca di imperanti famiglie allargate]; 1a, 2b
116. Bastonà come l can in cesa proprio così capita(va) ai cani nella 'casa di
Dio'; 1a, 2b
117. L à fat un lavoro đa can lavoro mal riuscito; lavoro bestiale, duro; 1a, 2b
118. I se vol un ben can si odiano come due cani rabbiosi; 1a, 2b
119. I se vol un ben, che tre can no i é boni đe tirarlo si vogliono tanto bene…
che neanche tre cani ce la farebbero a trainarlo [?]; 1a, 2b
120. I va đ’acòrđo come can e gat come due nemici carissimi; 1a, 2b
121. L é un can gròs personaggio potente (che schiaccia i deboli); 1a, 2b
122. L é un can rognoso tipo intrattabile, attaccabrighe ; 1a, 2b
123. L é un fređo can fa un freddo maledetto, da cani; 2b, 6b
124. No se veđe un can in giro né cani né cristiani: è un deserto; 1a, 2b
125. L é un can… da l'òstia un tipo fatto a suo modo, un rompidisegni; 1a, 2b
126. Te sé un can… da l porco [funge da pseudoingiuria o protesta]; 1a, 2b
127. Al perteghea come un can da brac corre veloce, un bracco; 1a, 2b
128. Al canta come un canarin meravigliosamente e instancabile; 1a, 2b
129. L é un cànchero đe un sparonẑon spadroneggia su tutto e su tutti; 1a
130. Méteghe na candela a la Mađòna / a sant’Antòni sei stato graziato; 1d
131. Alt come l canpanil snello, allampanato; 1a
132. Sorđo come l canpanon si scambia l'effetto dei forti rintocchi sonori
(sordità) con la causa (campana spaccatimpani); 1a
133. Te sé un capiòt (in campo fisico/mentale/morale) sei ridotto come una
malandata baracca; 1a
134. Al vol star sentà su đo careghe non sceglie una posizione precisa e
definitiva; è un opportunista; 1a
135. Tondo come un caretèl grasso e rotondo come un caratello; 1a
136. Al ghen à na carga ha tanti crucci da riempire le ceste del bicollo; 1a
137. L é ndat fòra đe cariađa è sbandato, è uscito dalla carreggiata; 1a, 5a
138. Al Carnaval che đis mal de la Quarésema il matto che disapprova il
savio; lo sregolato critica il moderato; il furfante sparla del giusto; 1a, 6c
139. Te sé un carnaval de tosa ragazza senza regola e decoro; 1b, 6c
140. La va mal in Carnia, pèđo in Cađore male da una parte, peggio
dall'altra; 1c, 5b
141. L à fat na capèla granda come na casa scempiaggine, frittata enorme; 1a
142. L é un casin / casòt un disordine e caos generale, un bordello; 1b
143. Al bate la catòlica inculca la sua idea; propugna la dottrina cattolica; 1a
144. Al dorme in pié come i cavai pensa sempre e solo al lavoro; 1a, 2b
145. Al ranpa come un caval s’impegna come un cavallo sotto sforzo; 1a, 2b
146. Te sé un caval mat incontrollabile, imprevedibile, sfrenato; 1a, 2b
147. Al mena la testa come i cavalier se ne sta inoperoso e imbambolato come
il baco da seta che (in fase di muta) mena la testa e resta inattivo; 1a, 2b
148. I fila come i cavalier sono due innamorati tutti intenti a fare coppia e a
costruirsi il nido, come bachi da seta quando 'filano' il loro bozzolo; 1a, 2b
149. Al te tira pa i cavèi obbligandoti a reagire per farlo stare a posto; 1a, 1b
150. Ghen ò fin sora i cavèi mi sento affogare, non ce la faccio più; 1a
151. L à i cavèi ciapini è una peste: si fa ciapar per i capelli; 1a, 1b
152. Me à vegnest i cavèi đreti mi si son rizzati i capelli per lo spavento; 1a
153. Al ghe à molà la caveẑa lo teneva sotto stretto controllo (con la cavezza,
l’animale, con l’autorità paterna, il figlio): ora concede più libertà; 1b, 2a
154. Al dorme su la caveẑa per sonno invincibile; oppure: dovrebbe tenere
lui la bestia con la cavezza, invece si lascia condurre, da incosciente; 1a
155. Al tegne par la caveẑa l’animale (ma anche il ragazzo inesperto); 1b, 2a
156. L à rot la caveẑa è ribelle, ha infranto le regole: uno scapestrato; 1b, 2a
157. Magra come na cavra pelle e ossa; 1a, 2b
158. Al salta come un cavret vivace agile e leggero; 1a, 2b
159. Te sé un cavróncol fai ribrezzo come un saettone; 1a, 2b
160. Te sé un caẑaculte ti comporti da malandrino 'caccia-coltello'; 1a
161. La cesa pi granda đe l canpanil una stranezza (si dice anche della
moglie che ha una statura più alta del marito); 1a, 1c
162. Inte l so che (l à rason lu) dal suo punto di vista; nella sua situazione; 1a
163. L à ciapà na ciavađa una solenne fregatura; 1a
164. No l conta na cica vale meno di una cicca; 1a
165. Al monta in cìchera e l casca in piatèl usa un linguaggio affettato, ma poi
pronuncia strafalcioni; si atteggia a membro dell’élite, ma poi rivela le sue miserie umane; il caffè dalla chicchera cade fatalmente nel piattino; 1a, 1c
166. L à ciapà na ciòca / ciuca un’ubriacatura solenne; 1a
167. L à fat na roba đa ciòđi da chiodi: assurda [meritevole della croce?]; 1a
168. Al màstega ciòđi vorrebbe esplodere contro qualcuno, ma è costretto a
masticare la sua rabbia assieme alle imprecazioni represse; 1a
169. Al ghe à cavà le ciòte le ha strappato le ciocche di capelli, l’ha ripresa
aspramente; 1a
170. Me tire inte la me coa mi ritiro nel mio covo, nido, letto; 1a, 2a
171. L é pena vegnest fòra đa la coa è spaesato, incerto, come la bestiolina che
ha appena lasciato il nido, la protezione materna; 1a, 2a
172. L é đrio pareciarse la coa sta sistemandosi nel suo letto, come la bestiolina che
si appresta a dormire nel covo, nella tana; 1a, 2a
173. Al va via co la cođa alta tronfio e pieno di sé, come certe bestie; 1a, 2a
174. L é indrìo come la cođa đe l can sempre ultimo a capire le cose; 1a, 2c
175. L à mes la cođa in mèđo le ganbe scornato, sconfitto, ridotto come il
cane che se la batte con la coda tra le gambe; 1a, 2b
176. Al se à ciapà co la cođa sote la porta non riesce a venirne fuori, a
liberarsi dalla sfortuna, come il gatto con la coda intrappolata; 1c, 2b
177. Al te ciapa pa l còl ti prende per il collo, come lo strozzino; 1a
178. Al ghe à đat la colma ha fatto traboccare il vaso (delle disgrazie); 1a
179. L à alẑà l comeđon ha alzato il gomito; 1a
180. L'à ciapađa inte l comeđon è rimasto imbrogliato, defraudato; 1a
181. Al conosse anca l conẑa-careghe attacca bottone con tutti, persino con l’acconcia-sedie che passa saltuariamente in paese; 1a
182. Te sé un corlo squinternato e senza ‘ubi consistam’, come l’arcolaio; 1a
183. Al me à secà i c…orni sono più parlamentari le corna dei c…, ma
evocano più chiaramente l'impulso alla reazione aggressiva; 1a
184. I é in corni e crose nemici tra loro [come Satana e Cristo? o si allude,
inconsapevolmente, a gesti, a simboli di una cultura primitiva?]; 1a, 1d
185. L à sonà l corno par gnent ha creato allarme per nulla; 1a
186. Dur come l cornolèr duro e resistente come il legno di corniolo; 3b
187. Te sé na cort sporco e lurido come un letamaio; 1a
188. Al se à tirà sù na costa si è rimesso in qualche modo in sesto
(psicologicamente o economicamente); 1a
189. Al stà picà a le còtole đe so mare resta attaccato alla gonna materna
come un bambino insicuro; mammone; 1a
190. Te ciapa na cresemađa (se non la smetti) ti prendi una cresima/sberla/
ripassatina; 1a
191. L à alẑà / sbassà la cresta come un gallo tronfio/bastonato; 1a, 2b
192. L é na crìola grossa come un gabbiotto per chioccia e pulcini; 1a
193. Nero come un croat nero (di capelli) come un corvo; 1a, 2b
194. Te sé un cruc testardo come un tedesco; 1a
195. L é ndat cuc lo sposo ha preso dimora in casa dei suoceri (come il cuculo nel nido altrui); 1a, 2b
196. L é vècio come l cuc vecchio (e scimunito) come il cuculo; 1a, 2b
197. Al tira l cul indrìo è un tipo indeciso, riluttante; non si butta; 1a
198. I é cul e braga sono in rapporti strettissimi, culo e camicia; 1a
199. L é vegnest sù co l cul inte l butiro è cresciuto nella bambagia; 1a
200. Va fòra đe l culo! hai rotto, hai stufato: smamma!; 1a
201. Al ghe à fat la cuẑa l’ha tenuto d’occhio, appostandosi in agguato come
il cane o come il cacciatore; 1a, 2b
202. Al lavora come un danà come un condannato ai lavori forzati; 1a
203. L é l demònio è un caos, un disordine (morale) diabolico!; 1b, 1d
204. La é un demònio una malvagia, un mostro di cattiveria / di forza; 1b, 1d
205. L é pi veẑin a l dènt che a l parènt il cibo trova la strada della nostra
bocca prima che quella del nostro prossimo; egoismo / altruismo; 1b, 1c
206. Al ciama đesgràẑie tiene un comportamento foriero di guai; 1a
207. L é un desìo è un pandemonio; 1b
208. Te sé un diàvol / diavolat / diavolet malvagio / dotato di energie, risorse,
abilità, intraprendenza fuori del normale; 1a, 1d
209. Va a petenar la đìndia! a pettinare la tacchina (non sai fare di meglio); 1a
210. Al conta come l do đa cope quanto il due di coppe: meno di così…; 1a
211. I fa đója aggiogano in serie più coppie di buoi (moltiplicando potenza
di traino, specialmente per arare); si mettono assieme, collaborano; 1a
212. Al é un dolor novo su na roba vècia al male non c'è mai fine; 1a, 1c
213. L é sènẑa đret una persona scriteriata, un lavoro malriuscito; 1a
214. Al parla par đret e par revès; po l se nèta la boca inte la camisa đe i altri
parla sconsideratamente, poi scarica sugli altri la responsabilità delle sue chiacchiere sballate; 1a
215. Ghe ò trovà l ère ho scoperto l'arcano; ho individuato la cosa che mancava, necessaria a raggiungere il mio scopo [come il bambino che imparando a parlare riesce finalmente a pronunciare la erre ?]; 1a
216. L é tut un fa e đesfa è tutto un lavorare, ma senza concludere nulla; 1a
217. Al ghe pionba đòs come un falchet lo sorprende rapido, come il falco
che piomba addosso alla preda; 1a, 2b
218. L à fat falòpa ha fatto una cattiva riuscita, come il baco da seta che fa
faloppa morendo nel bozzolo prima di completarlo; fallimento; 1a, 2b
219. Al te fa végner al famòro è così pestifero da farti venire il cimurro; 1a
220. Ò na fan da orbi una fame da non vederci più; 1a
221. No l è farina đa far òstie tipo poco raccomandabile, intrattabile; 1a
222. Al va torno come i fasoi inte la pignata gira senza meta e direzione; 1a, 3b
223. No l à tute le fassine a quèrt è esagitato, scombinato; 1a
224. No l conosse né par fati né par ati né per fatti concreti né per atti; 1a
225. Al fa come se l fato no l fusse soo si atteggia a ignaro del fatto; 1a
226. Te vol la fia e anca l dènero pretendi l’impossibile (che tua figlia resti in
casa e, contemporaneamente, sia sposata e ti assicuri un genero); 1a, 1c
227. No l'à né fianc né anche una 'silouette' senza curve, senza attrattive; 1a
228. Verđo come la fièl verde e invelenito, come il fiele; 1a
229. Te fae fierun! [rimasugli del fieno ammucchiato] ti riduco in fiorume, in
briciole (se non la smetti)!; 1a, 3a
230. Ò ciapà un fifìo!… una fifa superlativa; 1a
231. Te sé un figađèl una goffa salsiccia, uno sprovveduto, un 'mona'; 1a
232. Dret come un fil diritto come un filo [a piombo?]; 1a
233. Andar / végner in fila a filò, la sera dopo cena, d’inverno, nella stalla al
caldo, attorno alla lampada, a lavorare e/o a conversare e/o a giocare, a corteggiare (familiari amici morosi e vicini, insieme); 1b
234. Te fae fiòẑo mio figlioccio (ti do cresima metaforica: un ceffone); 1a, 1b
235. Al core come na fisseta corre velocissimo, come un razzo; 1a
236. Al se gòđe a pinẑar foghi suscitare incendi, scontri tra persone; 1a, 4c
237. Al ciapa fogo co gnent s’infiamma alla minima scintilla, s'infuria per
un’inezia; 1a, 4c
238. Al schèrẑa co l fogo è un incosciente, un temerario; 1a, 4c
239. Al se butarìe su l fogo par ti (ci tiene tanto a te, che, per aiutarti, salvarti)
si getterebbe nel fuoco; 1a, 4c
240. Al sùfia su l fogo soffia sul f.(per alimentare la tensione, i conflitti); 1b, 4c
241. No metarìe la man su l fogo par lu non giurerei sulla sua probità; 1a, 4c
242. L à magnà la fója ha intuito ciò che gli si voleva occultare; 1a, 2a
243. I vien sù come i fonghi crescono in fretta e numerosi, come i funghi; 3b
244. L à fat i fonghi è così inerte, inattivo, che gli sono cresciuti addosso
persino i funghi; 1a, 3a
245. L à parlà / l é ndat fòra par fòra ha parlato senza riguardi; 1b
246. L è rivà quel de l formàjo colui che finalmente gli ha detto o procurato il
fatto suo; colui che ha messo le cose a posto; 1b
247. Son cussì fortunà che, se me mete a fabricar bocai, nasse i fiói sènẑa cul
sono il solito sfigato, votato al fallimento tanto che, se decidessi di produrre vasi da notte, i bambini nascerebbero privi di sedere…; 1c
248. L era cussì fortunà che, có l fea capèi, nassea fiói sènẑa testa v.sopra; 1c
249. Al te fa végner sù la fòta ti manda in bestia; 1a
250. Lo à ciapà su l frac l'ha sorpreso in flagrante; 1a
251. Svelto come un fuin agile e veloce come una faina; 1a, 2b
252. L é pi furbo che santo tenerlo d'occhio!…; 1a, 1d
253. Al fa e tas come l furlan fa e tace come i Friulani; 1a
254. Dreta come un fuso diritta (specie la schiena) come asta di fuso; 1a
255. I sona a Gai, i bala a Tóvena suonano a Gai (frazione di Cison di
Valmarino): ballano a Tovena (al paese vicino); si dice una cosa a Tizio: Caio, che sente, entra in allarme; 1a, 5b
256. Al te ciol sote ganba ti prende poco sul serio, ti sottovaluta; 1a
257. Al camina co le so ganbe senza bisogno di aiuto; è autonomo; 1a
258. Al va ẑòt de na ganba ha un debole per una persona, è parziale; 1a
259. Se sa đa che ganba che l va ẑòt da che parte zoppica, propende; 1a
260. Al va indrìo come i ganbri indietro come i gamberi, anziché progredire,
migliorare la propria situazione; 1a, 2b
261. Ros come un ganbro di carnagione; per la vergogna; 1a, 2b
262. Negro come l garbon come il carbone (anche per la rabbia); 1a, 4a
263. Svéjo come un garđelin sveglio e vispo come un cardellino; 1a, 2b
264. I é come la garmegna come la gramigna: infestanti e inestirpabili; 1a, 3b
265. Te sé đe l gat spacciato, come il topolino nelle grinfie del gatto; 1a, 2b
266. Al cata anca la gata đa pelar trova i pretesti più incredibili (le gatte da
pelare!) per non far quello che t'attendi da lui, per sottrarsi agli impegni; 1a
267. Al me fa gate mi vuole colpire, ma mi fa solo il solletico; 1a
268. Te fae sù come un gemo ti massacro, ti riduco a un gomitolo; 1a
269. Al core come un gevro veloce come la lepre; 1a, 2b
270. Al vol dreẑarghe le ganbe a l gevro raddrizzare le zampe alla lepre: il
paradigma delle pretese assurde; 1c
271. Te sé un giuđèl un'offesa cattiva: sei un giudeo [meraviglia? 'perfidi ebrei', si diceva (nelle preghiere, in chiesa) fino a 50 anni fa…]; 1a
272. Al piande come un gnelet agnellino; un pianto da toccarti il cuore; 1a, 2b
273. Te sé un gnòc uno gnocco, uno che non capisce niente; 1a
274. L é ndat via gòbo ha fatto un cattivo affare; ne è uscito malconcio; 1a
275. Al ghen fa pi đe Gonèla di cotte e di crude, più del famoso Gonella; 1a
276. Ghen ò pien al gòs ne ho il gozzo pieno (come un uccello che ha mandato
giù troppo cibo): non sopporto altre umiliazioni, offese; 1a, 2b
277. Assa che l se friđe inte l so gras lascialo friggere nel proprio grasso:
non andargli dietro, non scendere al suo livello; 1a
278. L à inpienì le scassèle đe graẑie col 'grazie' non si riempie la borsa; 1a
279. L é nero come un grèl nero come un grillo; 1a, 2b
280. Ò un grop su l stòmego ho un forte cruccio, un grosso magone; 1a
281. L à fat la grópola beve troppo vino: ha fatto la gromma come le botti; 1a
282. Ghen tàje via na iđea ne ritaglio appena un'idea, una minima striscia, che si vede e non si vede (di stoffa, di legno, ecc.); 1a
283. L é ndat a farse inbeneđir detto di cosa perduta o di persona andata
all’altro mondo; 1a
284. L é qua Jaẑ…into il freddo (bisticcio tra ghiaccio e Giacinto); 1a, 4b
285. Te sé na lagna insopportabile e noioso; 1a
286. L à le lagrime in scassèla ha le lacrime facili (in tasca); 1a
287. Te me fa végner al late inte i đenòci alle ginocchia (per lo spavento); 1a
288. Bianca come l late di carnagione; 1a, 2b
289. L à ciapà / al ghe à đat al lechet ha preso / gli ha dato le gocce di latte
sulle labbra (il neonato così veniva invogliato a succhiare); ha intravisto il vantaggio che gli viene e ora ci dà sotto volentieri nella nuova attività; 1a
290. L é passà par Legna…go è passato per il paese delle… legnate; 1a, 5b
291. Te sé forte come un leon forte e coraggioso; 1a, 2b
292. L à coràjo come un leon coraggioso e intrepido; 1a, 2b
293. Ðal come l limon giallo come il limone; giallo in viso; 1a, 3b
294. Al beve come na lora beve a garganella, come un imbottavino; 1a
295. Te sé na lùja ti comporti come una troia; 1a, 2b
296. L à la luna par travès è di umore nero; 1a, 6a
297. Te sé un luẑ uno stupidotto, abbocchi all'amo come un luccio; 1a, 2b
298. L é un tanto ciapa tanto magna sperpera tutto quello che guadagna; 1a
299. L é tuta na magnarìa una mangeria: ci si abbuffa a spese altrui; 1a
300. Ò ciapà l mal e la malapasqua ho subito una disgrazia senza colpa; poi
me ne hanno addossato anche la responsabilità; 1a, 1d
301. Ò ciapà l mal de la piera i calcoli renali o la mania di fabbricar case; 1a
302. Te sé graẑioso come l mal de panẑa come… il mal di pancia; 1a
303. Al malà che porta l san il mondo alla rovescia: chi sta bene…; 1b, 1c
304. Al se à mes le man inte i cavèi le mani nei capelli, come i disperati; 1a
305. Al ghe trà co le man e co i pié ci dà sotto, senza risparmio di energie; 1a
306. L é ligà man e pié è senza alcuna libertà di scelta, è ricattabile; 1a
307. La é na fémena đa man e đa fòra abile e disponibile a ricoprire qualsiasi
ruolo in famiglia e nel lavoro (il bue più esperto può venire aggiogato, pel traino del carro o dell’aratro, indifferentemente da man, a destra, dalla parte del bovaro che lo tiene per la cavezza, e da fora, a sinistra); 1a, 2b
308. Svelto đe man nel lavoro (o anche nel furto); 1a
309. Te đae / te ciapa na man de biava ai buoi per rinforzarli al tiro, una
manciata di biada; ai ragazzi fannulloni, una dose di sculacciate; 1a, 2b
310. Al ghe à đat la màndola la bustarella, a scopo corruttivo; 1a
311. I é na mànega đe pajaẑi / ẑarlatani / inbriagói / briganti / lađri / mati…
tutti della stessa risma; un’accolta di pagliacci, ciarlatani, ubriaconi…; 1a
312. Me son tirà sù le màneghe come colui che non sta inoperoso; 1a
313. Ghe vorìe un bon mànego manico, parlando di attrezzi; bastone bello
solido, per il malandrino; 'manico', per la bisbetica; 1a
314. L à butà l mànego đrio la manèra sfiduciato o disperato, non lavora, non
lotta più (come il boscaiolo che getta il manico assieme alla mannaia); 1a
315. Stòrt come l mànego đe l bađil anche se è funzionale che il manico di
questo attrezzo sia storto; 1a
316. Te sé un maraman un malandrino [maremmano?]; 1a
317. Te sé na vècia maràntega brutta, odiosa come una strega; 1a, 1e
318. Daghe na marca a san Piero che l te tire sù che ti rimetta in sesto; 1d
319. L à trovà so mare đe i gai è riuscito a individuare la cosa misteriosa e
quasi invisibile (come l’apparato genitale dei galli, la 'madre'); 1a, 2b
320. La é na mare… đe ẑuca madre senza cuore, senza amore (la 'madre'
della zucca, massa filamentosa che ne ingloba i semi, non ha il pregio, il sapore delle sue doghe, della polpa); 1a, 3b
321. Te sé na Maria-faẑènda che la scoa la cusina co l fòlo un'impicciona
che, col pretesto di mettere pace, solleva discordie e polveroni di chiacchiere (una che scopa col mantice!); 1a
322. Te sé un marson capoccione e sgraziato, come un ghiozzo; 1a, 2b
323. Te sé un martorèl uno sprovveduto, che finisce in trappola come una
martora; 1a, 2b
324. L é tuta na mastèla gentaglia, rifiuti (rigovernatura per maiali); 1a
325. Al va đa mat a bestia oscilla tra la pazzia e la bestialità; 1a, 2a
326. Al ghe đà đrento come un mat ci dà dentro (per esempio nel lavoro)
senza limiti né misura; 1a
327. Ghe à saltà l mat gli è venuto il ticchio del matto; 1a
328. L é un pore matarđèi è un povero matto [gioco di parole con ‘Mater Dei’
(utilizzato per camuffare la triste realtà, specialmente se detto in presenza del soggetto sfortunato; questa preoccupazione è assente in chi usa la locuzione-bisticcio che segue)]; 1a
329. Va là, va là, Mat…ìo! vai, vai, Matteo! / povero matto!; 1a
330. Te sé n matuẑèl un mattacchione; 1a
331. Te sé na maẑòca una testa dura come una mazza di legno; 1a
332. L é un mena e đesmena un fa e disfa, indeciso, inconcludente; 1a
333. Son ndat via đe mente mi sono dimenticato; 1a
334. L é ndat fòra đe mente ha perso coscienza e conoscenza; 1a
335. L é senpre in mèđo come l mèrcol sempre tra i piedi, impossibile
toglierselo da torno (il mercoledì cade in mezzo alla settimana); 1a, 6c
336. Delicato come na mèrđa đe gat suscettibile: meglio non toccarlo; 1a, 2b
337. Al fìs-cia come un merlo fischia gagliardamente; 1a, 2b
338. Te sé un merlo uno sprovveduto, uno stupidotto; 1a, 2b
339. L à ingiotì la méscola superbo, impettito: ha inghiottito il mestone; 1a
340. Te cata gusto come a ciuciar la méscola provi gusto come a succhiare il
mestone; 1a
341. No l é né đa mi né đa ti né carne né pesce; 1a
342. Dolẑ come l mièl il miele: dolce per antonomasia; 1a
343. L é un mistier orbo dagli alti guadagni non quantificabili all'esterno; 1a
344. Al ghe tien al mòcol tiene il moccolo agli amanti; complice; 1a
345. L é fat a so mođo inutile sperare che si corregga: è fatto a modo suo; 1a
346. No l ghe la mòla mia!… non si arrende; non la smette proprio!…; 1a
347. Te sé un molton un montone, che sa solo cozzare a testa bassa, senza
ragionare; 1a, 2b
348. L è un mona / un pore mona un minchione, uno sciocco; 1a
349. L à fat moneđa ha ridotto in cocci qualcosa, come chi trasforma in
spiccioli i soldi; 1a
350. Grando come na montagna enorme e imponente; 1a, 4a
351. L é pien de morbin giovincello pieno di esuberanza e vivacità; 1a
352. Al piande l mòrt (par fregar al vivo) simula una condizione di bisogno
(per ingannarti, per commuoverti a suo favore); 1a
353. L à fat na bèla mòrt… in salute una morte repentina [in un momento
di… distrazione di santa Barbara, invocata contro le morti improvvise: “Santa Barbara e san Simon - libereme da sto ton - libereme da sta saeta - santa Barbara benedeta!”]: più fortunato di così…; 1a, 1c
354. Te sé pèđo đe na mosca più molesto di una mosca; 1a, 2b
355. Rari come le mosche bianche detto di oggetti o di eventi; 1a, 1c, 2b
356. La busna come un moscon brontola fastidiosamente e senza sosta; 1a, 2b
357. L é un mostro un essere orrendo, perfido, crudele; un portento; 1a, 1e
358. 'Mostrus de arte!' sorpresa e stupore: ‘monstrum de arte!’, artificio
prodigioso!; 1a
359. Te sé pèđo đe un muc peggiore di uno 'stupido tedesco'; 1a
360. L à fat la mufa detto anche del ‘single’ finito nella tristezza; 1a, 3a
361. Te sé na mufa inconsistente e poco significativo; 1a, 3a
362. Te sé un mul cocciuto e intrattabile come un mulo; 1a, 2b
363. Al lavora come un mus (asino) indefessamente, senza pausa; 1a, 2b
364. Al ranta come un mus piange ragliando alla disperata; 1a, 2b
365. Al tira come un mus tira, lavora senza posa, senza ribellarsi; 1a, 2b
366. Te sé un mus / un mus pađovan un disobbediente, refrattario a ogni
stimolo / un asino d.o.c., a denominazione di origine controllata; 1a, 2b
367. L à la musaròla ha il muso, non apre bocca (come il bue quando porta
la museruola); 1a, 2b
368. Atu magnà muset? [bisticcio tra muset (cotechino) e muso (broncio)];
1a, 1b
369. L é ndat via co l muso đuro e la bareta fracađa è partito risentito e ostile, senza neanche salutare (con il berretto calcato sulla fronte); 1a, 1b
370. Al dura đa Nađal a san Stèfen un tempo brevissimo; 1a, 6c
371. Al lavora come un negro come uno schiavo;non conosce che lavoro; 1a
372. L é ancora inte l nit senza esperienza e iniziativa, come un nidiaceo; 1a, 2a
373. I é đrio far al nit stanno preparando il nido, il matrimonio; 1a, 2a
374. Òcio! attenzione!; aprire gli occhi!; 1a
375. L à voltà l òcio ha girato l’occhio, è morto; 1a
376. Al vol senpre star passora come l òjo come l’olio sull’acqua, vuole
sovrastare, dominare su tutti; 1a
377. Al ghe đà na onta e na ponta alterna una spalmata di balsamo
(approvazione, lode, ecc.), per convincere, e una punzecchiatura (richiamo, rimprovero, critica aspra, ecc.), per stimolare; 1a, 1b
378. Te sé un orco un essere orrendo e malvagio; 1a, 1e
379. Al stà fòra ore e straore nottambulo incallito (poi, la mattina…); 1a, 6c
380. Ciari come le ore radi, distanziati (nello spazio o nel tempo); 1c, 6c
381. Al scumìnẑia a varđar inte l ort mostra interresse per l’altro sesso,
spia il risveglio primaverile e i frutti nell'orto; 1a, 5a
382. L à sparagnà l ort par le verđe riserva terreno alla coltivazione delle verze, ortaggi per l'inverno; ha fatto investimenti differenziati; ha evitato liti per non turbare o non precludersi certe relazioni; 1a, 1b
383. Al se à incianpà su un òs de formiga si è bloccato davanti a un ostacolo
inconsistente; si è perso in un bicchier d’acqua; 1a
384. Grami i to òs! povere le tue ossa (se non cambi comportamento)!; 1a
385. Varđa che te dreẑe i òs! ti raddrizzo le ossa (a suon di legnate)!; 1a
386. Al porta, come i osèi sta facendo come gli uccelli che 'portano' col becco
materiale per il nido: si dà da fare per metter su casa e famiglia; 1a, 2a
387. Te sé un osèl ti fai impaniare, irretire come un povero uccello; 1a, 2a
388. L é un pore osèl da nit sprovveduto come un nidiaceo, un implume; 1a, 2a
389. L é un pore ostia una vittima, un infelice, un tipo da commiserare; 1a
390. Te sé un pacagnos 'spaccanoci', fringuello montano; un grullo; 1a, 2b
391. Al ghen sa na pagina pi đe l libro sveglio e avveduto; saccente; 1a
392. Al ghe à petà rento pa l pal de la porẑèla gli è toccato il massimo della
sfortuna (come andar a urtare col piede proprio contro il 'paletto della scrofa', contro l’unico ostacolo esistente nel prato e conficcato a livello di terra: ad esso veniva ancorata, mediante una cordicella legata a una zampa, la scrofa circondata dai suoi lattonzoli, in modo che potesse aggirarsi e grufolare lì attorno, senza che la cordicella vi si impigliasse o vi si avvolgesse); 1c
393. Al se ciol al pan da la boca rinuncia al pane, al cibo per qualcuno: il
colmo dell'altruismo; 1a
394. Bon come l pan di pasta buona; il ‘non plus ultra’ della bontà; 1a
395. Al ghe à đat pan e gaban pane e cappotto (per licenziarlo);invece con
ciorse sù pan e gaban si indica la partenza da casa; 1a
396. Al trovarà pan pa i so đènt pane per i suoi denti: proprio quello che si
merita; finalmente avrà il fatto suo; 1b
397. Te sé un pandòlo uno sciocchino, un pivellino; 1a
398. Le ciacolea come le panegasse chiacchierano come una frotta di passeri,
senza sosta, chiassosamente; 1a, 2b
399. L à l cul come na panèra il sedere ingombrante come una madia; 1a
400. Te sé un pantalon babbeo come Pantalone, la maschera teatrale; 1a
401. La é un panteganòt un grosso topo, per nulla simpatico; 1a, 2b
402. Fermo come un paracar piantato lì, senza iniziativa, imbranato; 1a
403. No l sa né parlar né tàser sbaglia modi e momenti nell'intervenire; 1a
404. L à fat al pas pi longo đe la ganba ed è caduto; fallito economicamente; 1c
405. L é contènt come na pasqua la festa più gioiosa dell’anno liturgico; 1a
406. Te đae / te ciapa na passađa una ripassata di botte; 1b
407. Longo come l passio lento a venire, a parlare [proverbiale la lunghezza
del racconto della Passione (Passio), nel rito del Giovedì Santo]; 1a
408. Al ghen à na passuđa una satolla di dispiaceri, di amarezze; 1a
409. L à fat na pata ha lavorato senza rimetterci né guadagnare; 1a
410. Ghen ò na patata!… ne ho le palle piene (e sto per scoppiare); 1a
411. Al la taca anca su l Pater noster trova sempre da ridire, da questionare, persino sul
Pater noster, parola di Dio; 1a, 1d
412. Te sé un peđòcio molesto, spregevole, come un parassita; 1a, 2b
413. Al copa l peđòcio par la so pèl il massimo della tirchieria: uccidere il
pidocchio per cercare di lucrare sulla sua pelle; 1a
414. Al ẑerca l pel inte l ovo pignoleria estrema: cercare il pelo nell'uovo; 1a
415. L à ciapà la pelagra fisicamente (o economicamente) malconcio; 1a
416. Te sé na pèle un tipo tremendo, matricolato; 1a
417. Al pesa peri sonnecchia, con la testa che va su e giù come la bilancia che
pesa pere (frutto e merce localmente presi a emblema); 1a
418. Al casca come un pero come un frutto maturo; 1a, 1c, 3b
419. L à proà magnar pèrseghi inte quela canpagna e s’è reso conto di quanta
fatica costi far fruttare (produrre pesche in) un’azienda agricola; 1a
420. L é un perussolòt imbambolato come un nidiaceo di cinciallegra; 1a, 2b
421. San come un pes bello liscio, sano come un pesce; 1a, 2a
422. Al par un pes gat di aspetto grottesco, come un pesce gatto; 1a, 2b
423. Te sé na peste tremendo; pestifero; una calamità; un'ira di Dio; 1a
424. Al trà l pet pi alt de l cul fa il fanfarone, il presuntuoso; si vanta o prtende di fare cose al di fuori, al di sopra della sua portata; 1a
425. Te sé na pétola appiccicoso come la caccola sulla lana della pecora; 1a
426. Al mete senpre la so peẑeta s'intromette nei discorsi; un impiccione; 1a
427. Te sé na piaga una disgrazia, un disturbo insopportabile; [molto usato
anche piagolon, piagnucolone; sinonimo peggiorativo: mignàgnola]; 1a
428. Al sputa inte l piat doe che l magna ingrato, autolesionista; incoerente; 1a
429. L é ndat a farse picar a farsi impiccare, in malora; 1a
430. Son cascà in pié pur nella disavventura, ho salvato l’essenziale; 1c
431. Te đae un pié inte l cul ti caccio via in malo modo, a mani vuote; 1a
432. Se sa / se veđe đa che pié che l va ẑòt si sa da quale parte pende, a chi
riserva simpatia, preferenze; se ne conosce il vizio, il lato debole; 1a
433. Al ghe mete na piera sora ci mette una pietra sopra (e perdona); 1a
434. Sporc come la piera đe l secèr sporco come la pietra del secchiaio
[antenata del lavello] ricoperta dell’untume delle pentole e dei piatti; 1a
435. Te sé un pigòt un citrullo, uno stordito come un picchio; 1a, 2b
436. L à tirà sù na pionba!… ha rimediato una solenne ubriacatura; 1a
437. Ò na pionba đe son!… una sbornia di sonno; 1a
438. Al fila via come un pionbin sfreccia via come un martin pescatore; 1a, 2b
439. Ò ciapà na pipa đe tabac ho preso poco o niente, due prese di tabacco; 1a
440. Bagnà come un pit bagnato fradicio: pulcino con le piume zuppe; 1a, 2b
441. Inbalẑolà come un pit te la stopa impacciato: pulcino nella stoppa; 1a, 2b
442. L é ingiaẑà come un pit sembra un pulcino infreddolito; intristito; 1a, 2b
443. L à l ẑervèl de na pita ha un cervello di gallina, non ragiona; 1a, 2b
444. Te scrive come na pita scrittura disordinata (graffi di gallina); 1a, 2b
445. Al va a đormir co le pite presto, prima del buio; 1a, 2b
446. Te sé na pìtima un impiastro, un seccatore che non dà tregua; 1a, 2b
447. Te sé un pitòc un mendicante, privo di iniziativa e di dignità; 1a
448. Caro l me pitusset! il mio pulcino, il mio bimbo, il mio amore!; 1a, 2b
449. Al vol che la so piva la sone par ultima pretende di avere sempre l’ultima
parola, come chi suona il piffero fuori del coro, a costo di stonare; 1a
450. Al te brinca come na pojana ti afferra inesorabile come un rapace; 1a, 2b
451. Bianc e ros come un pon (mela); di aspetto sano e florido; 1a, 3b
452. L à tirà đó na strica đe pòrchi e rasìe ha snocciolato una filza di
bestemmie e di spropositi inauditi (eresie); 1a, 1d
453. Te sé un porecan un povero cane, conciato malamente; 1a, 2b
454. Te sé un poregramo un disgraziato, da compatire; 1a
455. L é un porenane un povero Nane, un infelice, un emarginato; 1a
456. Gras come un porẑèl grasso come un maiale; 1a, 2b
457. Te sé un porẑèl / un porẑelet / un porẑelon / un porẑelat sporco;
osceno, scurrile [ detto anche in tono di complicità o simpatia]; 1a, 2b
458. I va atorno come l porẑèl de sant’Antòni girandoloni (il 'maiale di
sant’Antonio' gira per le strade, allevato pel parroco dai paesani); 1a, 2b
459. L'é na pređial gravame, imposizione pesante come una tassa prediale; 1a
460. Avanti co l Cristo che la procession se ingruma! disse il ceremoniere al
crucifero che, fermandosi, intralciava il passo alle altre persone; 1a, 1d
461. Ò ciapà la pronòspera malridotto in salute, come le viti colpite da
peronospera; 1a, 3b
462. Bianc come na puìna come la ricotta; 1a
463. Te sé na puìna sei ridotto senza nerbo, senza energie; 1a
464. Te sé un putinòt sei un fantoccio, senza personalità; una banderuola; 1a
465. Te sé un quajòt incauto, cadi nel tranello come una quaglia; 1a, 2b
466. Far al quèrt prima đe l mur le cose a rovescio: il tetto prima del muro; 1c
467. Ghe casca l quòr gli casca il cuore: accontentalo, accordagli il dolce; 1a
468. La é na ràcola / un racolon una chiacchierona noiosa, che strepita come
una raganella (intesa come anfibio; o anche come crepitacolo o battola, strumento sonoro, un tempo usato in luogo delle campane nei riti della settimana santa, dal giovedì al sabato, e ora degradato a giocattolo]; 1a, 2b
469. Al cata ràđeghi đa par tut incontentabile, trova da ridire su tutto; 1a
470. L é ndat a ramengo in malora, e quindi ramingo per il mondo; 1a
471. Te sé un ramengo perpetuamente insoddisfatto e in agitazione; 1a
472. L é ndat de rebalton a gambe all’aria, in fallimento; 1a
473. Al ghe à tirà le rece gli ha tirato le orecchie, rimproverandolo; 1a
474. Al se l'à picađa a na récia se l’è appesa a un orecchio, legata a un dito; 1a
475. Dur đe récia è un po' sordo; non vuole ascoltare, è un disobbediente; 1a
476. Drento par na récia, fòra par chealtra detto di chi non memorizza; o non
vuol ascoltare; o non intende badare alle chiacchiere; 1a
477. Al ghe à đat / l à ciapà na remenađa gli ha dato una bella scrollata; 1a
478. Te caẑe / te ciapa na renga ti appioppo un ceffone (aringa); 1a, 2b
479. Ò ciapà na resentađa una risciacquata (con conseguente raffreddore); 1a
480. No l ghe riva non ci arriva con la zucca, non capisce; 1a
481. Al ghe à fat i riẑ ultimato un lavoro, lo ha rifinito con i fiocchi; 1a
482. La é un rochèl de fémena un povero rocchetto che gira su se stesso; 1a
483. L à tentà l ròcol ha tentato di cacciare gli uccelli nella rete del roccolo;
ha teso una trappola, cercando di accalappiare qualche sprovveduto; 1a
484. No l à tute le rođèle a posto (le rotelline del cervello) squilibrato; 1a
485. Te sé na rogna fastidiosa, irritante, insopportabile come la rogna; 1a
486. Al te mostra Roma e Toma ti prospetta il miraggio di Roma e Toma; 1a
487. Me à restà i rosegòt i torsoli (la polpa dell’affare è andata ad altri); 3a
488. La é un rosegòt un torsolo da buttare; uomo/donna da poco; 1a, 3a
489. Forte come l róver incrollabile come la quercia rovere; 1a, 3b
490. Al canta come un rossignòl con gioia e bella voce: un usignolo; 1a, 2b
491. Me toca ndar avanti đe rus o đe strus ingegnandomi in tutti i modi; 1a
492. Te sé un russamur un fannullone, uno struscia-muri; 1a
493. Al ghe à tegnest al sac ha tenuto il sacco; ha fatto il complice; 1b
494. L à revessà l sac accumula accumula, alla fine ha vuotato il sacco; s'è
sfogato, cantandogliele tutte; 1a
495. Al trema come na saca (salciolo); trema di paura o per il freddo; 1a, 3b
496. La se đoma come na saca è flessibile come un giunco; 1a, 3b
497. Al ghe à đat / l à ciapà na sacagnađa una bella pestata; 1a
498. Te sé un sacranon de fémena / de òn un tormento di moglie; 1a
499. Te sé un salađo sei goffo e imbranato, sembri un salame; 1a
500. L é un salvaregon selvatico, scorbutico, poco socievole; 1a
501. Te sé un sanfasson sei un tipo ‘sans façon’, senza sesto, squinternato; 1a
502. L é tut un sanfasson qui è tutto un disordine, tutto fuori posto; 1a
503. Me se à missia l sangue mi s'è rimescolato il sangue per lo spavento; 1a
504. Paghe l dì đe san… Mai salderò il debito il giorno di san 'mai'; 1a, 6c
505. Le calẑe mođerne le riva sù fin a santa Justina le calze da donna alla
moda [Santa Giustina, genere femminile, e Serravalle, genere maschile, formano un’accoppiata sia in geografia (quartieri contigui nella medesima stretta tra due rilievi), sia in anatomia umana (allusivamente detto)]; 1a
506. Al tira đó anca i santi è fuori di sé: bestemmia Dio e i santi; 1a, 1d
507. No l é santi che tegne non ci sono santi: è un caso disperato; 1c, 1d
508. No so pi che santi ciamar non so più a chi rivolgermi per aiuto; 1c, 1d
509. No l é santi né Mađòne che possano salvarmi con un miracolo; 1d
510. Al stà sù, la sera, fin santiàmen va a dormire molto tardi, fuori tempo
massimo [simboleggiato dal superamento delle battute conclusive della preghiera: ‘In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen’]; 1a, 1d
511. Al fa l santifiẑètur si riempie la bocca di ‘Pater noster’ (e dei connessi
‘santificetur nomen tuum’), ma è tutta finzione: non fidarti di lui…; 1a, 1d
512. L é un santo buono e incensurabile; 1a, 1d
513. Dìghelo/cónteghelo/pòrteghelo a to sàntola dillo/raccontalo/portalo alla
tua madrina (che è disposta a crederti, a sopportarti), non a me; 1a
514. Al se đà la sapa su i pié la zappa sui piedi; si fa male da solo; 1a
515. Tire đó quatro sarache (salacche) snocciolo una filza di bestemmie; 1a, 2b
516. La é un sarpénte un essere perfido e insidioso; 1a, 2b
517. Al dròm come un sas sonno profondissimo: dorme come un sasso; 1a, 4a
518. Dur come un sas irremovibile, insensibile, duro come roccia; 1a, 4a
519. Son restà đe sas incapace di reagire, sconcertato, scioccato; 1a, 4a
520. Al tira l sas e l sconde la man non si assume la responsabilità dei suoi atti; 1b, 4a
521. Al sùfia come la sboa soffia e fischia come il serpente turbine; 1a, 4d
522. Te sé na sbocalona una boccaccia (volgare, insolente, sfacciata); 1a
523. La é na sbrìndola una birichina, sempre a zonzo; 1a
524. Al é un sbrindolon / andar a sbrindolon uno sfaccendato bighellone; 1a
525. Me son sbrocà ho dato sfogo ai sentimenti; ho parlato senza remore; 1a
526. L é cascà đó đe un scalin è sceso di un gradino (dalla posizione che
occupava nelle cure dei genitori) dopo la nascita del fratello; 1c
527. Ò la scalògna / la scarògna la sfortuna mi perseguita; 1c
528. Al tira i ultimi scalẑ è alla fine, agli ultimi 'calci' (del moribondo); 1a
529. Ò fat na scanpađa / un scanpon una visita brevissima; 1a
530. Al va via co na scarpa e un ẑòcol indossa scarpa e zoccolo; 1a, 1b
531. Al ghe à đat / l à ciapà na scaturiđa spavento della bestia stanata; 1a, 2a
532. Te đreẑe la schena ti raddrizzo la schiena (con una bastonata); 1a
533. L é alt un schèo alto come una monetina; 1a
534. L é ndat su i schit è finito nello sterco (d’uccello), in rovina; 1a
535. No l à un s-ciant de quel che se đis non ha un po' di quello che ci si
aspetta in fatto di discrezione, sensibilità, umanità; 1a
536. L à tirà sù na s-ciòna!… ha rimediato una sbronza fenomenale; 1a
537. Te sé na s-ciòrla una taccola, una donna leggera; 1a, 2b
538. Al camina come un s-cios come una lumaca, lento lento; 1a, 2b
539. Al cor come un… s-cios veloce come… una lumaca; 1a, 2b
540. L é liđier come la s-ciòsola đe ovo delicato come guscio d’uovo; 1a, 2b
541. L é senpre qua come la scoa sempre tra i piedi come la scopa; 1a
542. La scoa đoe che veđe la suocera / al prete cura solo le apparenze; 1a
543. L é l scoa-nit lo spazza-nido, l’ultimo della covata; 1a, 2b
544. Te era ncora inte le scoaẑe đe Venèẑia eri tra le spazzature di Venezia
[c'entra nulla Venezia-Venere Genitrice?] non ancora nato; 1a, 5b
545. La é na scoaẑèra sciattona e sudicia come una pattumiera; 1a
546. Al ghe à assà la scòrẑa ci ha rimesso la ghirba, la pelle; 1a
547. L à tirà đó un scravaẑ de besteme una pioggia di bestemmie; 1a, 4b
548. L à ciapà un scravaẑ de schèi una ricca pioggia di quattrini; 1a, 4b
549. L à un bel sestin comportamento garbato e simpatico (di bambini); 1a
550. Te convien vènderla o par sète o par đisissète ti conviene disfarti
senz'altro della merce, o per 7 o per 17, a qualsiasi prezzo; 1a
551. Son sgionf / ghen ò na sgionfa sono gonfio, non posso più contenere lo
sdegno / l'amarezza; 1a
552. Al se à ciapà / al ghe à đat la sgnapa ( grappa) una lavata di capo; 1a
553. Al se à ciapà / al ghe à đat na sgorlađa una scrollata, una punizione; 1a
554. Te sé na sguàrđola (pesciolino guizzante) bambina sbarazzina; 1a, 2b
555. L é ancora sicutèra in prenẑìpio ‘sicut erat in principio’, latino solenne
per dire 'sempre tale e quale, non è cambiato, migliorato per nulla'; 1a
556. Al beve come un sion grosso tubo di gomma usato per travasare vino; 1a
557. I à tirà sù na bèla slevađa una bella covata (di pulcini / di figli); 1a, 2b
558. L'é na slòđra /sluđra una poco di buono (dimena i fianchi come la lontra); 1a, 2b
559. L é ndat via smàndol e l é tornà casa fasol partito immaturo come un
fagiolo fresco, è tornato a casa rincoglionito come un fagiolo secco; 1a, 3b
560. L é ndat via co i soi ha raggiunto i suoi (morti); s'è addormentato; 1a
561. Bel come l sol bello, anzi luminoso e splendido; 1a
562. L é qua quei đa Sòn…ego stanno arrivando quelli di Sonego (frazione di
Fregona) [col gioco di parole si allude al bambino che ha tanto sonno, sòn, ma non vuole essere portato a letto: si parla per enigma, così, anche se sente, non capisce che si parla di lui e si evita che si riprenda e si sforzi di rimaner ancora sveglio]; 1a, 5b
563. Al ghen à na sopa!… una zuppa (indigesta, di dispiaceri)!…; 1a
564. Ghe vol al soramànego perché il lavoro riesca bene, non basta il
semplice manico: occorre abilità manuale, intelligenza ed esperienza); 1c
565. L à fat al soraòs il soprosso, l’abitudine al dolore, al disagio; 1a
566. Se magna sorc e sorghèla, e tre cavèe de sorc pèra la solita brodaglia:
sorgo, sorghèla, e tre staia (3 per 20 kg) di sorgo per giunta; 1a
567. L é sorđo, ma có i lo spuncia, al sènt sembra sordo (in realtà non vuole
sentire, per non obbedire) ma, se lo pungi sul vivo, ci 'sentirà' anche lui (e si deciderà a darsi una mossa); 1a
568. Al roseghea come i sorẑ (topolini) rosicchia, mastica senza posa; 1a, 2b
569. Te sé l me sorẑet il mio topolino, il mio frugoletto; 1a, 2b
570. L é senpre sote impegnato senza tregua, come una bestia da soma; 1a, 2a
571. Te sé un spelòrc spilorcio, ridotto in condizioni spregevoli; 1a
572. L é pi la spesa che l’entrađa perciò è meglio non avviare l’iniziativa; 1a
573. Lo à tirà đó đa le spese tolto dalla lista della spesa, tolto di mezzo; 1a
574. L é un spin inte un òcio una spina in un occhio, un tormento; 1a, 3a
575. Son su i spin sulle spine, a disagio, inquieto; 1a, 3a
576. L é un stàul de porẑèl (locale o persona) sporco come un porcile; 1a, 5a
577. Magro come un stec rinsecchito come uno stecco; 1a, 3a
578. L à ciapà i stivài gli stivali [compenso per chi combinava matrimoni]; 1a
579. Lo à ciapà pa l stòmego per il cravattino; 1a
580. L é un stracapiàẑe persino la piazza è stanca straca del bighellone; 1a
581. La é un strassin de fémena una moglie da strapazzo [v. stròẑ, n.586]; 1a
582. L é vegnest la striga s'è scatenato il turbine (spesso leggero vortice d'aria
- vènt sghirlo -, talvolta forza devastante - sboa, tromba d'aria); [superstiziosa materializzazione della potenza maligna della strega ?]; 1e 4d
583. L à vist la striga ha visto da vicino la sventura, la morte; 1c, 1e, 4d
584. Te fae véđer la striga te ne do tante che te la vedrai brutta; 1a, 1e, 4d
585. Te sé na striga (strega) brutta e malvagia; ammaliatrice; 1a, 1e
586. Te sé na stròlega un'impostora, una ciarlatana, un'indovina; 1a, 1e
587. L é un stròẑ de òn / de fémena un tipo disordinato, mal combinato
['strascico' di ramaglie su cui si caricava alla meglio il fieno per farlo scendere sul pendio di montagna; v. strassin, n. 580]; 1a
588. Te sé un struẑet piccolo e grazioso come uno scricciolo; 1a, 2b
589. L é mòl de susta ha la molla (della valvola) allentata: si commuove e
piange per un nonnulla; fa pipì frequentemente; 1a
590. Pèđo l tacon de l bus la toppa, il rimedio peggiore del buco, del male; 1c
591. Te đae un pié inte l tafanàrio un calcio nel deretano; 1a
592. L é un tàja-tabari trincia giudizi, critica a destra e a manca; 1a
593. Te sé un tananài un balengo, un bislacco; 1a
594. Alt come un talpon come un pioppo; 1a, 3b
595. La é un tanburlan de fémena scombinata; senza eleganza e armonia;
scombiccherata come un grosso alambicco (per distillare grappa); 1a
596. Te sé na tarma un tormento, un disturbo che logora la pazienza; 1a, 2b
597. Al dròm come un tas il tasso in letargo dorme profondamente; 1a, 2b
598. Te sé un tavan un tafano che non smette di molestare; 1a, 2b
599. Al pesta đó come la tenpesta (grandine) pesta implacabile e alla cieca;
1a, 4b
600. Te sé un tenporal de fémena / de òn un brontolone; una furia; 1a, 6b
601. L é ndat a far tèra đa pipe è morto e sotterrato; 1a, 4a
602. L é ndat đó par le tère mate in zona paludosa; in Meridione; 1a, 5a
603. Al ghe tien tèrẑo fa il manutengolo (ai ladri, al padrone); 1a
604. Al ghe scalda la testa lo istiga, gli toglie serenità di giudizio; 1a
605. L é na testa đa bìgoi una testa di c…; 1a
606. L é tondo e lustro come na tinca paffuto e liscio, d'aspetto florido; 1a, 2b
607. Te sé un tođesco / tođescat una testa dura; rigido; 1a
608. Al vin l à fat tónbola / la òlta ha fatto capitombolo, si è guastato; 1a
609. L é gras e toc come un torđo grasso e sodo, bello rotondetto; 1a, 2b
610. Te sé un torđo uno stupidotto che si fa impaniare; 1a, 2b
611. Te sé un toriolon / andar a toriolon uno che va sempre a zonzo; 1a
612. No l sa né trar né mòrđer inetto, come un cane che non sa né cacciare la
selvaggina né fare la guardia mordendo gli intrusi; 1a, 2b
613. I se varđa par travès di traverso, come cani pronti ad azzannarsi; 1a, 2b
614. L à balegà inte la traẑa / inte la ẑàpega đe l Maẑarol è sotto
incantesimo: non trova più la strada di casa, essendo incappato col piede sulle orme del Maẑarol, folletto mattacchione e dispettoso; 1a, 1e
615. L é roba đa tre braẑ un franco stoffa di scarso valore: un franco ogni
misura di tre braccia; 1a
616. Al core come un treno veloce e senza deviare o arrestarsi; 1a
617. L à ciapà un trentaun!… probabile gioco di parole: chi fa 'trentuno' esce
dal gioco (delle carte), mentre chi prende un trèn, uno spavento, scappa a gambe levate!…; 1a
618. L é un très de òn un tipo dalle spalle solide (come una robusta trave,
quale ad es. la traversa, elemento della struttura portante del carro); 1a
619. La é na tròja femmina spregevole e svergognata; 1a, 2b
620. Te sé un turulù uno sciocco; 1a
621. L é ndat in vaca ha fatto una brutta fine, come il baco da seta che muore
prima di iniziare a costruirsi il bozzolo; 1a, 2b
622. La é na vaca di facili costumi, senza morale e senza onore; 1a, 2b
623. Al piande come na vaca la quale ha sempre gli occhi umidi [?]; 1a, 2b
624. Al riđe come na vaca spalancando sgangheratamente la bocca; 1a, 2b
625. I ghe à fat scanpar le vache inte l sorc le hanno spinto le mucche nel
sorgo, provocandovi uno scempio; [in codice] l'hanno fatta abortire; 1a
626. L'é ndata a balar co le scarpe đe veđèl e l'é tornađa co quèle đe vacheta il
vitello simboleggia l’ingenuità e l’integrità (la verginità); la vacca (vacheta, in campo calzaturiero) è animale adulto, esperto (troppo…); 1a
627. Al piande come un veđèl senza ritegno, a dirotto e a voce alta; 1a, 2b
628. Al va come l vènt veloce e libero; 1a, 4d
629. La é come l vènt sghirlo rapida e travolgente come il turbine; 1a, 4d
630. L é passà l vènt sghirlo una persona attivissima, trascinatrice; 1a, 4d
631. Al parla na òlta đa vin na òlta đa sgnapa è un tipo inaffidabile,
incoerente, come un ubriaco che sproloquia sotto l'effetto dell'alcool; 1a
632. La se đoma come na visca si piega, è flessibile come un salciolo; 1a, 3a
633. Vòltela, ti, che no la se bruse!… bravo, gira la frittata, tu, che non si
bruci (anche se cambi discorso, è chiaro che hai detto sciocchezze); 1a
634. Vòltela e mìssiela, la é senpre quela gira e rivolta pure la polenta (la
storia, il discorso): non cambierà per questo natura o aspetto; 1a
635. No l é ẑabòt non è balbuziente, ha la lingua sciolta; 1a
636. Te sé un ẑarlatan un ciarlatano, un manigoldo; 1a
637. Al ẑavària par gnent si affanna, va fuori di testa per un nonnulla; 1a
638. Te sé na ẑavata una ciabatta, una cosa di infimo livello e valore; 1a
639. Te sé un ẑavàtol un fringuello; si fa accalappiare facilmente; 1a, 2b
640. Al ghe à đat un colpo al ẑércio e un colpo a la bot cerchiobottista si dice
oggi, che però sa rimettere abilmente in sesto le doghe scompaginate (sa risolvere diplomaticamente la situazione, la tensione); 1a, 1b
641. L é un ẑest è un cesto (che fa acqua da tutte le parti); 1a
642. Al tira ẑimènti è un provocatore, mette alla prova la pazienza altrui; 1a
643. Te sé un ẑìnghen zingaro, sempre a zonzo; sregolato; malvestito; 1a
644. L é na ẑoca non capisce nulla, ha la testa dura come un ceppo; 1a, 3a
645. L à na ẑuca… che no i la magna gnanca i porẑèi una zucca così
insipida che anche i maiali rifiutano; testa vuota, stupido integrale; 1a, 3b
646. L é na ẑuca melonèra / porẑelèra una zucca buona solo per i maiali
[quella saporita, invece, si chiama ẑuca baruca o santa]; una testa priva di materia grigia; 1a, 3b
647. L é na ẑuca slòlẑa una zucca avariata; una testa bacata; 1a, 3b
648. Te à na ẑuca piena đe remolèi testa piena di scadente cruschello; 1a, 3b
649. Te peste la ẑuca ti rompo la zucca (se non la smetti…); 1a
650. La te varđa come na ẑuìta con gli occhi fissi, ammaliatori; 1a, 2b
651. La va torno come un ẑurlo gira senza senso né costrutto, trottola; 1a
652. Te sé un ẑurlo una trottola; sciocco, svanito, uno che gira a vuoto; 1a
653. Te sé un ẑus stai là, imbambolato, incantato, come un assiolo; 1a, 2b