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LA RACCOLTA: AMBITO TEMPORALE E SPAZIALE

 

Il primo consistente nucleo di proverbi e modi di dire, già inserito nella tesi di laurea sostenuta col professor Gianfranco D'Aronco nel 1965, era stato raccolto, assieme a una settantina di indovinelli, ai chiapparelli e a poche altre testimonianze di letteratura popolare fissa, nei primi Anni Sessanta.

Tutti gli altri testi di quest'opera sono stati saltuariamente raggranellati dal 1965 al 2000; le fiabe, le storie e la novellistica sono state raccolte negli ultimi tre anni.

L'ambito geografico della prima ricerca sul campo comprende la parte sud-ovest del comune di Vittorio Veneto, e precisamente le frazioni di San Giacomo di Veglia, Ceneda Bassa, Carpesica e Cozzuolo, abitate allora prevalentemente da contadini e da operai di origine contadina. La successiva raccolta è stata effettuata anche in altre frazioni della città e in altri comuni sud-orientali rispetto a essa, rientranti nell'ambito dell'Antico Cenedese o più precisamente nel territorio dell'Alto Livenza, lato destro del bacino.

 

Queste precisazioni sono di prammatica, ma si sa che la tradizione orale non rispetta i confini amministrativi. Basti pensare, ad esempio, che Caterina Bazzo Zanette, la principale informatrice nel campo dei proverbi - la presente raccolta deriva, almeno per tre quarti, dalla dotazione di questa persona semianalfabeta, che aveva frequentato la scuola solo fino alla terza elementare come si usava normalmente ai suoi tempi nelle campagne -, è vissuta coi genitori e i nove fratelli a Bibano di Godega di Sant'Urbano dalla nascita (1900) al matrimonio (1922), poi nel Campardo di San Martino di Colle Umberto (fino al 1925), a Sarmede (fino al 1939), a Vallonto di Fontanelle (fino al 1949 - intanto aveva messo al mondo quattordici figli), a Cavolano di Sacile (fino al 1953) e a San Giacomo di Veglia di Vittorio Veneto (fino alla morte, nel 1987): come si fa a risalire al come, al quando o al dove ella li ha appresi? e da chi?

Lo stesso discorso vale per le fiabe, le storie e i mođi đe đir, che in gran parte sono stati colti dalla bocca di suo marito, Luigi Domenico Peruch Posocco; egli infatti, prima del matrimonio e dei numerosi spostamenti da un paese all'altro alla ricerca di 'campagne' via via adatte alle crescenti esigenze e potenzialità lavorative della famiglia, era vissuto a Pinidello di Cordignano per quindici anni, dalla nascita al 1913, e nel Campardo di San Martino di Colle Umberto (in una famiglia allargata, con cinque fratelli, con zii e cugini), uscendo solo temporaneamente dalla sua terra per andare a combattere e tribolare nella Grande Guerra, nel settore della Bainsizza e sull'altopiano di Asiago.

Le montagne le sta ferme - i òmi i camina, infatti; senza contare che 'verba volant'.

 

Per ciascuno dei circa mille proverbi e modi di dire inseriti nella citata tesi di laurea è stata verificata l'eventuale presenza anche nell'analoga ampia raccolta effettuata in loco dal vittoriese Luigi Marson a fine Ottocento (ora in Edizioni De Bastiani, Vittorio Veneto, 1980) oppure nel "Dizionario del dialetto di Vittorio Veneto" di Emilio Zanette: si è riscontrato che tale presenza, di volta in volta accuratamente indicata, riguarda solo un terzo di tutti questi testi (ivi compresi quelli che contengono varianti, non solo lessicali, più o meno significative).

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